La sanitá va cambiata

di MARIA RITA GISMONDO direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano, pubblicato sul il Fatto Quotidiano; 

LA PANDEMIA è stato uno stress-test per il nostro sistema sanitario, che ha tenuto a denti stretti ma ha mostrato anche tante crepe. Come sarà la sanità del futuro? Forse è più logico dire come dovrebbe essere, perché la realizzazione di una nuova assistenza sanitaria passa da tanti ostacoli, non per ultimi quelli ideologici e politici e l’obiettivo non è cosi facile da raggiungere. Molti politici attribuiscono al Recovery Fund ogni soluzione dei problemi. Sarà un aiuto rilevante, ma non basterà un piano economico per riformare la sanità, sarà necessaria una rivoluzione culturale.
Da più di un anno, in nome della pandemia Covid-19, quasi ogni spesa è stata consentita. Non sarà così per molto tempo. Quale sanità potremo permetterci? Quale sarà il livello minimo di assistenza sanitaria accettabile in una popolazione che invecchia? Dovrà realizzarsi una rivoluzione copernicana da sanità ospedalo-centrica a una territoriale. Non dimentichiamo che il Covid, che è, in realtà, una patologia ambulatoriale che solo in una percentuale minima (3-4 %) ha bisogno dell’ospedalizzazione, ci ha colpiti per l’intasamento degli ospedali, dovuto alla mancanza di assistenza domiciliare adeguata. La popolazione e noi medici dobbiamo, insieme, operare questo cambiamento. Il primo interlocutore dovrà essere sempre il medico di base, non l’ospedale. E forse sarà necessario che la categoria possa avere un rapporto di lavoro diverso con il Ssn. Non tutto sarà gratuito per tutti o con ticket molto bassi. Sarà necessario che la popolazione, caratterizzata da fasce di popolazione sempre più bisognose di prestazioni sanitarie (anziani, cronici) contribuisca, in maniera consistente, alla spesa crescente, in base al proprio reddito. Ma ciò che, a mio parere, è inderogabile, è rivedere la sanità regionale e i suoi rapporti con il governo centrale. Il Covid ci ha dato spettacolo di troppi dissensi tra Regioni e governo, fondati solamente sui colori politici. La sanità non ha colore ma un obbiettivo, la salute del cittadino. Dovremmo sempre tenerlo presente.

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