La Germania approva il suo nuovo reddito di cittadinanza (mentre Meloni lo smantella)!
Mentre in Italia il governo Meloni smantella il reddito di cittadinanza, in Germania il 25 novembre si conclude l’iter legislativo che segna l’entrata in vigore da gennaio della sua versione tedesca, il Bürgergeld. La riforma riguarda quasi 5 milioni di persone e andrà anche a incidere sul lavoro dei circa 75mila addetti delle 405 agenzie di collocamento. Il governo ha dovuto scendere a compromessi con l’opposizione di Cdu/Csu per superare il blocco nella seconda camera del Bundesrat, ma mercoledì sera ha incassato il via libera al progetto. La riforma sostituirà il sistema Hartz-IV, varato diciotto anni fa sotto il cancellierato di Gerhard Schröder. L’attenzione sarà spostata ora con più decisione al sostegno dei disoccupati e alla loro formazione verso impieghi stabili. Una necessità, di fronte alle nuove esigenze di manodopera qualificata, e per garantire il ricambio generazionale e il sistema pensionistico. Il reddito minimo garantito sarà elevato di 53 euro al mese, per un adulto senza figli in cerca di lavoro passerà dagli attuali 449 euro a 502 euro. Per gli adulti fino a 25 anni che vivono ancora coi genitori aumenterà a 402 euro al mese. Per gli adolescenti tra 14 e 18 anni a 420 euro, per i bambini da 6 a 14 anni a 348 euro.
Il progetto originario del ministro del Lavoro, Hubertus
Heil (Spd), intendeva garantire un periodo di fiducia di sei mesi al
disoccupato, entro il quale eventuali mancanze non potessero costare una
riduzione dell’assegno mensile. Le opposizioni hanno voluto però un maggiore
equilibrio tra sostengo e impegno a uscire dalla disoccupazione. Il semestre di
tolleranza è stato dunque stralciato e potranno scattare subito sanzioni in caso
di violazioni. Se il percettore rifiuterà un impiego che l’Ufficio di
collocamento considera ragionevole, le prestazioni potranno essergli tagliate
del 10%. Per violazioni successive nello stesso anno, ancora del 20 e 30%. Non
oltre, per il tetto deciso dalla Corte Costituzione nel 2019, che censurò
riduzioni fino al 60% alla seconda violazione annuale.
Compromesso anche nell’ammontare del patrimonio individuale
che non viene considerato ai fini del riconoscimento del diritto ai sussidi.
Heil prevedeva un tetto di 60mila euro, più 30mila per ogni convivente. Adesso
invece è stato concordato un tetto di 40mila euro più 15mila per ogni
convivente. Anche il termine in cui i risparmi individuali non erano computati
è stato dimezzato, dai due anni del progetto iniziale a uno solo. Perciò il
percettore dopo un anno potrebbe essere costretto a cambiare casa se l’Agenzia
del lavoro ritenesse che ne occupa una troppo grande.
Cosa prevede la
riforma
Resta però il cuore della riforma: a differenza del sistema
Hartz-IV, si mira a promuovere la ricerca di un’occupazione a lungo termine e
non il rapido avvio a un impiego a tempo determinato. Per questo permangono i
tetti previsti di 150 euro per il conseguimento di una specializzazione post
diploma, 75 euro al mese per corsi di formazione e si può recuperare un diploma
professionale in tre anni, anziché solo in due. Resta, come pianificato nel
progetto di legge originario, anche un altro punto: chi guadagna tra i 520 ed i
1000 euro ha il 30% esentato da imposte (e non solo il 20% come in Hartz-IV).
Per le persone sotto i 25 anni tra la fine della scuola e l’inizio
dell’addestramento lavorativo l’esenzione per un trimestre è di 520 euro al
mese, e così pure per il periodo di servizio civile volontario.
I Job Center dovranno assicurare da qui a fine anno che dal
primo gennaio 2023 tutti i beneficiari ottengano gli aumenti. La parte più
qualificante della riforma scatterà però in effetti dal primo luglio, quando
gli Uffici di collocamento dovranno offrire sempre un’assistenza stretta e
mirata ai disoccupati di lunga durata, individuando quali percorsi di
formazione debbano intraprendere per trovare un impiego. Un approccio non più
diretto a procacciare loro meramente un’occupazione qualsiasi, dando vita a un
circolo vizioso da un lavoro a termine all’altro.
Per questo, anche se ha dovuto ingoiare il rospo di tagli importanti al progetto originario, la Spd festeggia per il var
Commenti
Posta un commento