28 agosto: "Giornata nazionale di digiuno contro il genicidio a Gaza"
Articolo del sito: Nurse24.it;
Il 28 agosto medici, infermieri, farmacisti e altri operatori sanitari in tutta Italia hanno partecipato ad una giornata di digiuno contro la catastrofe umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. La mobilitazione, promossa dalla rete #digiunogaza e dalla campagna “Teva? No grazie”, ha coinvolto oltre 15mila professionisti e più di 500 ospedali e strutture sanitarie.
Una protesta silenziosa, ma collettiva
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Foto del sito Nurse24.it |
Nata come staffetta di digiuno in Toscana il 29 luglio,
l’iniziativa si è rapidamente estesa su scala nazionale.
La giornata del 28 agosto ha visto mobilitazioni
spontanee in tutta Italia, dagli ospedali maggiori come il Policlinico
Umberto I di Roma, il San Matteo di Pavia e le Molinette di Torino, fino a
realtà periferiche come l’isola di Capraia.
In Emilia-Romagna, hanno aderito oltre 1.800 sanitari: la
regione, sottolineano gli organizzatori, ha registrato la percentuale di
adesione più alta a livello nazionale.
Non possiamo restare in silenzio
Tra i promotori della mobilitazione figura Jonathan
Montomoli, medico anestesista-rianimatore dell’Ospedale Infermi di Rimini e
tra i fondatori del gruppo “Rimini4Gaza”.
L’appello
firmato da migliaia di operatori sanitari esprime una chiara presa
di posizione etica e professionale: In nome dei valori deontologici che ci
accomunano e che ci impegnano a difendere sempre e comunque la dignità
umana, rifiutiamo di rimanere in silenzio di fronte al genocidio in
corso a Gaza, pianificato deliberatamente dal Governo di Israele con la
complicità dei governi occidentali.
L’elenco delle denunce è lungo: attacchi sistematici ai
civili, carestia, bombardamenti su ospedali e scuole, 1.400 sanitari
uccisi secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un’emergenza
umanitaria senza precedenti, che richiede anche una risposta concreta dalle
istituzioni sanitarie.
Accanto al digiuno, la rete di attivisti invita a
boicottare i farmaci prodotti da Teva Pharmaceuticals, multinazionale
israeliana accusata di complicità nel sistema di occupazione in Palestina. La
campagna “Teva? No grazie” chiede alle istituzioni sanitarie, agli ordini
professionali e alle società scientifiche di scegliere canali di
approvvigionamento alternativi quando possibile.
Si tratta di un gesto simbolico, ma carico di significato
per chi lavora ogni giorno nei presidi sanitari e riconosce l’etica della cura
come incompatibile con la violazione sistematica dei diritti umani.
Le polemiche: Ausl Bologna e Sant’Orsola rispondono a FdI
L’iniziativa ha suscitato anche reazioni politiche. La
capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Marta Evangelisti, ha
presentato un’interrogazione in merito alla pubblicazione dell’appello sui siti
ufficiali dell’Ausl di Bologna e del Rizzoli, contestando il rischio di un
utilizzo ideologico della comunicazione istituzionale.
La replica delle aziende sanitarie non si è fatta attendere:
«La notizia è stata pubblicata per dare voce a una componente significativa del
personale sanitario, che ha manifestato disagio etico e umano di fronte alle
tragiche conseguenze del conflitto», hanno spiegato Ausl Bologna e Sant’Orsola.
E precisano: «L’iniziativa è volontaria, fuori dall’orario di lavoro e non
interferisce con l’attività assistenziale. La comunicazione è in linea con i
principi di imparzialità previsti dalla Costituzione».
Finché avremo un solo farmaco, resteremo a Gaza
La testimonianza diretta di chi è stato nei territori
colpiti dà corpo al significato di questa mobilitazione. Come quella di Eleonora
Colpo, infermiera di Emergency tornata da poco da Gaza, che ha definito
la situazione come «la peggiore catastrofe umanitaria che abbia mai vissuto».
In un’intervista ha raccontato la fatica quotidiana del personale locale: «I
miei colleghi palestinesi lavorano fino allo stremo, poi tornano a dormire in
tenda, senza sapere se la notte porterà un nuovo bombardamento».
Parole che lasciano poco spazio alla retorica e che
restituiscono il senso profondo del digiuno del 28 agosto: un atto
di solidarietà, una denuncia, un richiamo alla responsabilità collettiva.
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