RIFLESSIONE DOMENICALE #14: "Leonardo rinasce grazie allo sport"
<<In questa quattodicesima domenica di riflessione, riporto un articolo estrapolato dal sito ilfattoquotidiano.it, che racconta di un uomo, Leonardo Melle colpito undici anni fa, da un
aneurisma cerebrale. Decide di ripartire dallo sport: "Quando ho
fatto le prime pedalate ho pianto per un giorno intero". Da lì non si è
più fermato>>.
Buona domenica e buona riflessione!
Peppe Cotroneo
A 36 anni un aneurisma mi ha stravolto la vita. Lo sport mi ha fatto rinascere
e ora sono campione del mondo di triciclo
“Meritiamo
rispetto!”. Quando chiedi a Leonardo Melle cosa
deve cambiare nell’approccio al mondo della disabilità la sua
risposta è chiara, semplice, precisa. A 36 anni Leonardo è
stato improvvisamente colpito da un aneurisma cerebrale:
era pomeriggio, stava riposando e un’arteria gli è esplosa nel cervello. Dopo
il coma, la riabilitazione, oggi Leonardo è riuscito a
vincere la sua battaglia personale, sfidando anche i dubbi dei medici: è salito
sul suo triciclo e ha cominciato a partecipare agare
regionali, nazionali e internazionali. Diventando campione del mondo
della disciplina. “E c’era qualcuno che diceva che sarebbe stato
impossibile”, sorride.
Oggi Leonardo ha 47 anni, vive a Manduria e
ricorda perfettamente il momento in cui è cambiata la sua vita. Aveva una compagna,
un lavoro di cui andare fiero, era a capo di un’impresa con diversi dipendenti
ed era conosciuto da tutti in paese. Poi, il crollo. “Non te lo aspetteresti mai.
Un pomeriggio, mentre riposavo nel mio letto, mi è praticamente
esplosa un’arteria nel mio cervello”, racconta. Quando arriva l’ambulanza
Leonardo è già in coma, in ospedale tentano di rianimarlo: si
arriva a un punto in cui non c’è più funzione cerebrale. “Così,
mentre in paese mi avevano già dichiarato morto – sorride amaro – io mi
risvegliavo”. L’operazione dura nove ore: “I medici non si spiegano come abbia
fatto a riprendermi”.
Così a 36 anni comincia la sua seconda vita. Il nuovo
traguardo era lasciare il letto e riuscire a stare sulla sedia a
rotelle: “Andare sulla carrozzina sarebbe stata la cosa
più bella al mondo”, ricorda. Leonardo ne fa mettere una dal caporeparto
proprio davanti al suo letto. “Mi legavo con le braccia e grazie ai miei
compagni di stanza me ne andavo per i corridoi, di notte, mentre
quasi tutti dormivano in ospedale”.
È vero, Leonardo non riesce a camminare bene né a stare in
piedi a lungo: i muscoli non reggono abbastanza. È come se una metà del corpo,
la sinistra, fosse completamente inerme. L’altra metà,
invece, ha 47 anni. Ed è in questo contesto che si inserisce la sua voglia
di fare sport. Di sentire il vento in faccia. Magari pedalando.
Durante la riabilitazione Leonardo conosce la sua attuale
compagna, Rosa, nella sala d’attesa di uno studio di fisioterapia.
“Mentre facevo terapia ho sognato di andare sulla cyclette: quando
ho fatto le prime pedalate ho pianto per un giorno intero”.
Ma Leonardo non si ferma: chiama suo zio, che di
professione fa il falegname, e si fa realizzare delle protesi
di legno. “Prima sono uscito in corridoio, poi nel cortile,
e infine in strada”.
Lo sport per Leonardo è vita, nel vero
senso della parola. “Per me è stato come rinascere e tornare a
esistere come persona con la mia individualità, senza nascondermi”.
Ma le battaglie sono solo all’inizio: purtroppo in Italia
per Leonardo la disabilità non trova
ancora pieno riconoscimento. “I disabili devono
vivere, non sopravvivere. Possiamo avere i nostri obiettivi che
ci tendono la mano. Lo sport ci aiuta ad afferrarla e ci spinge
a provarci”.
Vivere al Sud significa anche stare fuori dal mondo sportivo
paralimpico che conta veramente. Viviamo quasi da emarginati. I risultati sportivi non si sono fatti
attendere.
Dal 2015 al 2017 Leonardo è stato campione
italiano ed europeo; per 5 anni consecutivi è stato al
primo posto del ranking mondiale; nel 2017 è stato vicecampione del
mondo in Sudafrica sulla prova in linea e medaglia di bronzo in
quella a cronometro; nel 2018 ha indossato la maglia di campione del mondo
nelle gare in Olanda e in Belgio. “Doveva partire
alle 13 per Bruxelles, gli ho consegnato le ruote alle 12,30
lavorando tutta la notte, mia moglie pensava fossi impazzito”, racconta Luigi
Dimitri, operaio che ha lavorato alla costruzione del suo triciclo professionale
che contribuisce in piccola parte alle sue vittorie in giro per il pianeta.
Leonardo fa parte di un team, il Calcagni
Asi Heyoka, che gli permette di allenarsi quotidianamente, vivendo lo sport
con serenità e gioia. “Essere meridionale mi riempie di
orgoglio, ma vivere al Sud significa anche stare fuori dal
mondo sportivo paralimpico che conta veramente, viviamo quasi
da emarginati”, conclude. Solo la grande passione e
la voglia di andare avanti lo spingono a sopportare ogni difficoltàburocratica ed
economica. “La disabilità è una risorsa non un tabù, i media
devono aiutarci e non strumentalizzarci. Non siamo baracconi da
circo”.
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