La scuola sta per finire e le famiglie dei ragazzi disabili sono già in pieno allarme
Ancora immersi tra colombe e uova di cioccolato, senza poter
avere un respiro di sollievo per il prossimo rientro a scuola, che
alcuni bambini dovranno subire e sopportare con le rispettive famiglie. I temi
sono tanti: insegnanti di sostegno ancora legati a un
immaginario che li vuole in consegna per alunni di serie Z, educatori che si
confondono con gli insegnanti e i collaboratori scolastici in quel limbo che li
mantiene contrattualmente precari, tecnicamente ambigui e
socialmente poco conosciuti.
L’anno scolastico volge al termine e nonostante ci sia uno
sforzo sempre crescente per rendere tutti più consapevoli e preparati, ancora
si rimane immobili perché il pullman per l’uscita didattica
non è attrezzato, perché gli ausili scolastici non si sa chi di preciso debba
acquistarli, dove e con quale prescrizione. Si stanno svolgendo gli ultimi
incontri di Glh (gruppi lavoro handicap) e mi arrivano tantissime
richieste di aiuto, perché molte famiglie non sono in linea con quanto viene
raccontato.
Si narra di una vera e tanto utopica quanto
improbabile inclusione, sia didattica che relazionale, a fronte
della quale una mamma mi scrive: “Dall’inizio dell’anno abbiamo rincorso idee e
progetti e siamo ancora qui al punto di partenza, nonostante l’anno volga al
termine”. Un’altra mamma invece mi chiede, ormai rassegnata: “Scrivo ancora per
far cambiare la mia bambina secondo le modalità necessarie e ribadite a ogni
nuova operatrice?”.
Un papà invece mi telefona la mattina di Pasqua da
una fiorente cittadina veneta. Mi chiede se Diletta sarebbe lieta di fare una
videochiamata con suo figlio che si sente tanto solo, perché nonostante i 24
anni e la voglia di vivere di un ragazzo è imprigionato dentro le barriere
mentali di noi poveri normodotati. Questo giovane, così come Diletta e
moltissimi altri giovani con pluridisabilità mista, è uscito da
scuola dopo aver speso tantissimo in maniera disomogenea, disorganizzata e non
cucita addosso alla singola esigenza: si ritrova così in oblio.
Il “durante la scuola” è indispensabile per costruire e
selezionare il “dopo”. Manca pochissimo alla chiusura e le famiglie sono già in
pieno allarme da organizzazione dell’estate, con le porte per lo più
chiuse a pluridisabili motori. Per questi ultimi servono scivoli e interventi
materiali troppo spesso costosi e disagevoli: così pagano anche la seconda
volta la loro disabilità e vengono spinti in casa o nei centri
diurni.
Non potevo astenermi dal rivolgere un appello a tutti coloro
che vivono la realtà della scuola: dialogate sinceramente. I
genitori sanno già ciò che spesso non dite per rispetto o per pudore.
Basta raccontare del figlio versione special 2.0 che in realtà non esiste.
Prendiamo la dignità di questi alunni e restituiamo a loro
innanzitutto il diritto di essere meravigliosamente imperfetti, a volte non
capaci, altre non interessati. Basta incasellare tutto in frasi che in fondo
giustificano, idealizzano e imbellettano concetti davvero paradossali e
inverosimili. E anche ove un genitore fosse in affanno o alzasse la voce o
dicesse frasi dure, perché non provare a dire semplicemente che suo figlio
è meraviglioso così e che lì è amato e rispettato.
Rilassiamoci. Inclusione non è rendere tutti uguali, ma esaltare e amare
le diversità.
Io come sempre sono positiva. Ci stiamo riuscendo a piccoli
passi, possiamo accelerare tutti insieme.
(Scritto e pubblicato da Fabiana Gianni sul sito: ilfattoquotidiano.it)
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