Coronavirus: le mascherine potrebbero rallentare il propagarsi dell’epidemia?
Il coronavirus ha ormai conquistato il mondo. Dalla Cina agli Stati Uniti, passando per l’Europa, i casi ufficiali superano il milione, a cui si aggiungono le stime del sommerso (fino a 10 volte tanto) . Il virus sta ormai ampiamente circolando con una serie di zone, tra cui la Lombardia, duramente colpita. Ma se tutta la popolazione indossasse le mascherina potrebbe essere d’aiuto per rallentare il propagarsi dell’epidemia? L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il nostro Istituto Superiore di Sanità dall’inizio della pandemia raccomandano l’uso delle mascherine (nelle varie declinazioni) solo per coloro che presentano «sintomi di una sindrome respiratoria», per gli operatori sanitari e per chi si prende cura di un malato a domicilio. Per tutto il resto della popolazione è raccomandato il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani anche perché, spiegano, indossare una mascherina potrebbe dare un falso senso di sicurezza (oltre che bisogna sapere come indossarla e come toglierla per non avere più danni che benefici).
La posizione cinese
Alcuni esperti però, a partire da George Gao, direttore del
Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, non sono del
tutto convinti dell’inutilità delle mascherine. Anzi, pensano che sia un errore
non estendere la raccomandazione a tutti. È anche vero che generalmente nei
Paesi occidentali le mascherine rappresentano un tipico dispositivo legato alla
malattia mentre in quelli orientali sono un’accettata pratica igienica. Lo
scienziato cinese ha dichiarato a Science che
«il grande errore di Europa e Stati Uniti è che ci sono troppe persone in giro
senza mascherine». Sars-CoV-2 viene trasmesso per via aerea con le goccioline
(droplets) emesse da colpi di tosse o starnuti di persone infette che vengono
inalate da chi può trovarsi intorno e, in misura minore, dalle goccioline più
piccole che evaporano (areosol) emesse mentre si parla. «La mascherina andrebbe
sempre indossata perché quando si parla – conclude George Gao - escono sempre
goccioline dalla bocca. Molte persone sono positive a Covid-19 ma asintomatiche o pre-sintomatiche: coprendosi naso e
bocca si può impedire a quelle goccioline che trasportano il virus di uscire e
infettare gli altri».
La cronica carenza di mascherine
Proprio l’alto numero di asintomatici o i non tracciati (i Cdc americani stimano addirittura un 25% dei contagiati)
sta scatenando un importante dibattito negli Stati Uniti tra le autorità
sanitarie: l’uso diffuso delle mascherine potrebbe ridurre la trasmissione
nella comunità ma è evidente che raccomandare un loro ampio utilizzo causerebbe
una corsa agli introvabili dispositivi, rischiando di portare via quelle poche
scorte agli operatori sanitari che ne hanno un disperato bisogno. E qui
arrivano le dolenti note: l’Italia è precipitata nell’incubo coronavirus il 20
febbraio e la strada per uscirne è ancora lunga. Nonostante gli sforzi da più
parti, le mascherine ancora non ci sono: non c’è farmacia che non abbia affisso
il cartello “mascherine esaurite”. E il resto del mondo non sta meglio di noi
vista la guerra che si è scatenata alle frontiere per sequestrare i
dispositivi, che oggi valgono oro. È quindi intuibile che l’Oms per prima
difficilmente potrà raccomandare mascherine per tutti, fino a quando non
saranno garantite scorte a livello mondiale. «Il virus sta circolando molto ed
è una situazione molto diversa oggi rispetto a un mese fa - commenta il
virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Galeazzi di Milano - e
utilizzare tutti le chirurgiche in luoghi dove non si può garantire il
distanziamento sociale, come ad esempio i supermercati o i mezzi pubblici è
certamente utile a impedire la propagazione del virus. Inoltre se la indossano
tutti, sintomatici, asintomatici e guariti non sarebbero riconoscibili, saremmo
tutti uguali».
Cosa succede negli Stati Uniti
Ma è sotto gli occhi di tutti che il problema sono i tanti
asintomatici (e soprattutto i pre-sintomatici) a spasso, tant’è che i
Cdc americani stanno seriamente valutando di rivedere in modo critico le
raccomandazioni sull’utilizzo dei dispositivi, nella consapevolezza
che una scelta del genere potrebbe mettere in difficoltà gli operatori sanitari
in prima linea proprio per la carenza di scorte.
L’editoriale su Lancet
In un editoriale pubblicato su Lancet Respiratory Medicine un gruppo di scienziati si
interroga se non sia arrivato il momento che Governi e Agenzie di sanità
pubblica formulino raccomandazioni razionali sull’uso appropriato delle mascherine
integrando le altre raccomandazioni igieniche, come lavarsi le mani. L’uso
universale delle maschere per il viso potrebbe essere preso in considerazione
se le forniture lo consentono. Forse sarebbe anche razionale raccomandare alle
persone in quarantena di indossare maschere, se hanno bisogno di uscire di casa
per qualsiasi motivo, per prevenire la potenziale trasmissione asintomatica o
presintomatica. Inoltre, le popolazioni vulnerabili, come gli adulti più
anziani e quelli con patologie mediche di base, dovrebbero indossare maschere
se disponibili.Parallelamente -concludono gli esperti- ricerche urgenti sulla
durata della protezione delle maschere facciali, le misure per prolungare la
vita delle maschere usa e getta e l’invenzione delle maschere riutilizzabili
dovrebbe essere incoraggiata.
Ma qual è il vantaggio?
Il vantaggio delle mascherine di massa non è quella di
proteggere se stessi coprendosi la bocca, ma di proteggere gli altri coprendo
le bocche di chi è infetto. A tal proposito suona eloquente il tweet di Walter
Ricciardi, professore di Igiene, consigliere del ministro della Salute: «Quando
la popolazione potrà usare le mascherine chirurgiche , dopo cioè che saranno
garantite a tutti gli operatori, vi sarà la più grande campagna altruistica di
massa. Molti pensando di proteggersi le indosseranno e invece le indosseranno
gli altri, bene così». Del resto è lo stesso virologo Roberto Burioni che
nell’ultima puntata di “Che tempo che fa” con Fabio Fazio ha dichiarato che
«tutti dovremmo comportarci come se fossimo positivi asintomatici». E i
positivi asintomatici, quando escono di casa per inderogabili necessità, la
mascherina la indossano.
(Articolo tratto dal sito: corriere.it)
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