Facciamo chiarezza sul MES: che cos’è e perchè non serve
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES)
è un fondo nato con l’obiettivo di salvare gli Stati in difficoltà a
seguito della crisi finanziaria del 2007-2008. Il bilancio di questo fondo
è di 704 miliardi di euro: 80 miliardi già versati dagli Stati aderenti più
altri 624 miliardi in capitale di garanzia, che verranno versati cioè solo in
caso di necessità.
QUANTO
COSTA?
Ogni
Stato contribuisce in maniera proporzionale alla quota che ciascuna banca
centrale nazionale detiene dell’azionariato della Banca centrale europea.
L’Italia, dunque, con il suo 17,9% di contribuzione ha versato a questo fondo
14 miliardi di capitale e ne ha messi a garanzia altri 111, per un impegno
totale di 125 miliardi.
A
COSA SERVE?
Il
MES serve a mobilitare risorse finanziarie e fornire sostegno alla stabilità
finanziaria dei Paesi aderenti, secondo rigorose condizioni legate al tipo di
strumento scelto. L’emissione di questi strumenti finanziari viene
garantita dalla conclusione di intese o accordi con gli Stati membri, con
istituzioni finanziarie e con entità terze. Il MES, di fatto, finanzia
gli Stati richiedenti in cambio della sottoscrizione di un accordo (memorandum
of understanding) per la realizzazione di rigide misure di aggiustamento
fiscale e macroeconomico.
IL
PRECEDENTE IN GRECIA
Nel
maggio del 2010, l’Europa e il Fondo
monetario internazionale per scongiurare l’insolvenza nei
pagamenti concedono un primo prestito alla Grecia di 110 miliardi di
euro in tre anni, ma questo non basta.
Nell’ottobre 2011 scende in campo il MES: i leader europei
elaborano un secondo piano di salvataggio con una dotazione di 130
miliardi, e così ad Atene arriva la Troika.
Nella notte tra 12 e il 13 luglio 2015, la Grecia e i creditori
raggiungono un terzo accordo dove viene concessa una nuova assistenza
finanziaria. Per ognuno di questi prestiti c’è dietro una manovra
lacrime e sangue e l’imposizione dell’austerity. Il debito pubblico greco,
anziché calare, decolla.
Una relazione del Commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, a
seguito di una missione che si è tenuta dal 25 al 28 giugno 2018,
definisce quello che è successo in Grecia una violazione dei diritti
umani. Tagli a stipendi, pensioni, prestazioni sanitarie, aumento di
suicidi e persino dei tassi di HIV per i consumatori di droghe: il quadro che
emerge viene definito una vergogna per tutta l’Europa.
IL
MES OGGI
E
arriviamo ai giorni nostri e all’accordo raggiunto lo scorso giovedì 9 aprile
dall’Eurogruppo. La risposta europea alla crisi è frutto di un compromesso che
prevede l’utilizzo di quattro pilastri:
- l’intervento della BEI a
sostegno delle Piccole e Medie Imprese
- i prestiti Sure come
sussidio per chi perde il posto di lavoro
- il Recovery fund per
finanziare la ricostruzione
- infine, c’è anche il MES
O
meglio, attenzione: il MES c’era anche prima, come dimostrano i danni causati
in Grecia.
L’Eurogruppo però propone di modificarlo con una nuova linea di credito,
ribattezzata ‘Pandemic Crisis Support’, che riguarderà esclusivamente il
finanziamento della spesa sanitaria e di prevenzione diretta e indiretta, fino
a un ammontare del 2% del PIL. Le condizionalità vengono eliminate solo per
l’accesso al credito, ma non per la restituzione. Quando infatti la crisi
sanitaria verrà superata, gli Stati membri – si legge nelle conclusioni
dell’Eurogruppo – “rimarranno impegnati a rafforzare i fondamenti economici
e finanziari, coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza
economica e fiscale dell’Ue, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle
competenti istituzioni dell’Ue“. Non c’è la Troika, non c’è un Memorandum
come quelli voluti e votati durante il governo Berlusconi IV ma, di fatto, l’austerity
entra dalla finestra anziché dalla porta principale, ma sempre in casa è.
In
ogni caso resta il fatto che il MES, per entrare in funzione, deve
essere attivato da uno Stato e il governo italiano non ha alcuna intenzione di
farlo. Inoltre, come ha ammesso il vicepresidente della Commissione
europea Valdis Dombrovskis in una intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt,
nessuno Stato europeo ha finora mostrato l’interesse di utilizzare il MES.
IL
M5S È #MesNoGrazie
Il
MoVimento 5 Stelle non sosterrà mai il MES perché:
- implica una cessione di
sovranità e ipoteca il futuro dei cittadini
- non ha nessun beneficio
reale per i conti pubblici anche perché, grazie al quantitative easing
della BCE, il tasso di interesse dei titoli di Stato italiani resta oggi
moderatamente basso.
- non ha nulla a che fare con
la solidarietà europea perché non prevede trasferimenti ma prestiti, cioè
di fatto debiti che si aggiungono a quelli già in essere e che vanno
ripagati con tagli ai diritti dei cittadini.
- non è uno strumento
adeguato a combattere questa crisi che è simmetrica, colpisce tutti i
Paesi membri e tutti i cittadini allo stesso modo. Come ha più volte
ribadito il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, servono nuovi
strumenti europei e tutto il MoVimento 5 Stelle è con lui in questa
battaglia.
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