Disuguaglianze, sale il divario tra ricchi e poveri in Italia. E il coronavirus peggiorerà le cose
Negli
ultimi decenni, l’Italia ha registrato un forte aumento della disuguaglianza
dei redditi. Questo inasprimento, tuttavia, non ha riguardato
solo il nostro Paese ma l’insieme dei paesi occidentali, come evidenziano i
dati del World Inequality Database (WID),
uno degli archivi più estesi sull’evoluzione storica della distribuzione
mondiale dei redditi e delle ricchezze. Il database utilizza il
coefficiente di Gini come misura della diseguaglianza, indice che
esprime sinteticamente la concentrazione nella distribuzione del reddito o
della ricchezza. Valori bassi del coefficiente indicano una
distribuzione abbastanza omogenea, con il valore 0 che corrisponde alla
pura equidistribuzione, ad esempio la situazione in cui tutti
percepiscono esattamente lo stesso reddito. Valori alti del coefficiente
indicano una distribuzione più diseguale, con il valore 1 che
corrisponde alla massima concentrazione, ovvero la situazione dove una persona
percepisca tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito
nullo.
Nella tabella seguente
sono evidenziate le dinamiche della disuguaglianza dei redditi in Italia,
nonché un confronto con alcuni importanti paesi, come Francia,
Svezia, Regno Unito, Cina e Usa.
L’andamento
di questo indice mostra un trend di crescita di quasi dieci
punti dell’Italia nel periodo preso in considerazione, anche se il valore
assoluto resta, insieme a quello della Svezia, ancora inferiore a
quello degli altri paesi.
Insieme
al reddito anche la ricchezza, cioè le attività
finanziarie e immobiliari possedute, presentano la stessa dinamica. Alla fine
del primo semestre del 2019, secondo l’Istat, la distribuzione
della ricchezza nazionale netta, il cui ammontare complessivo si è attestato
a 9.297 miliardi di euro, vede il 20% più
ricco degli italiani detenere quasi il 70% della ricchezza
nazionale, lasciando al 60% più povero appena il 13,3% della
ricchezza nazionale. Confrontando il vertice della piramide con la base dei più
poveri, il risultato è ancora più sconfortante. La ricchezza del 5% più
ricco degli italiani, titolare del 41% della ricchezza
nazionale netta, è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% degli
italiani.
Questi
dati, certamente peggioreranno quest’anno a causa dell’epidemia di coronavirus.
Secondo i primi dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI),
il Pil italiano nel 2020 si ridurrà dell’8% o 9% con
effetti negativi soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione. L’effetto
sarà un numero di poveri assoluti e relativi superiore a quello degli anni
precedenti. In realtà la contrazione del Pil dipenderà dalla durata del lockdown la
cui fine, ad oggi, è prevista ai primi di maggio.
Gli
effetti più dirompenti si avranno sul livello di povertà delle famiglie italiane,
il cui numero è destinato a crescere. I
dati del 2018, gli ultimi disponibili, stimano le famiglie povere in
senso assoluto, cioè quelle che non possono permettersi le spese
minime per avere uno standard di vita ritenuto accettabile, in
oltre 1,8 milioni per un numero complessivo di 5
milioni di individui, pari all’8,4% della popolazione
totale. Le famiglie in condizioni di povertà relativa, cioè quelle
che non possono acquistare determinati beni e servizi in relazione al reddito
pro-capite medio, sono poco più di 3 milioni, pari a quasi 9
milioni di persone, il 15,0% del totale.
Le
prime stime relative al 2020 prevedono un aumento dal 23,4 al 27.28%,
per l’insieme dei due tipi di povertà. Una vera catastrofe che
le misure del governo non saranno in grado di evitare.
Nel
febbraio di quest’anno, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione era pari
al 9,7%. Goldman Sachs prevede che il tasso di
disoccupazione per l’Italia, nel 2020, arriverà al 17%, seconda in
Europa, dopo la Spagna con il 23%. Non è difficile prevedere che a
perdere il lavoro saranno soprattutto le categorie più svantaggiate, precari,
lavoratori in nero, immigrati.
Una
crisi economica di così ampie proporzioni che colpisce le fasce più deboli
della popolazione, determinerà un ulteriore aumento delle
disuguaglianze aumentando la distanza tra i ricchi e poveri.
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