Non arrendersi alla sclerosi multipla

Non arrendersi alla sclerosi multipla



Nel settembre 1999 soffrii di disturbi di movimento, una forte astenia e moltissima nausea, a causa dei quali dovetti tornare indietro rapidamente da Barcellona, dove ero appena giunto per stare un po' con una cara amica di Valencia che non vedevo da molti anni (e che non feci neanche in tempo a salutare) e dopo esami e conclusioni errate, il mio coscienzioso medico di famiglia mi disse che sarebbe stato meglio fare una Risonanza Magnetica Nucleare.

Ma la mia vita stava cambiando e alla fine di quel mese, ottobre 1999, sarei dovuto partire per la mia prima Missione Internazionale di lunga durata, in Kosovo con la OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa).

Aspettavo quel giorno con grande trepidazione, si trattava dell'occasione della mia vita: dopo una laurea in Fisica e tanti anni d'insegnamento di Matematica e Fisica nella Scuola Secondaria Superiore poter lavorare con una grande Organizzazione Internazionale per contribuire al rafforzamento della Democrazia in un paese che usciva da una guerra e da tanti anni di discriminazione, il mio sogno! Feci la RMN e solo la sera prima di partire ebbi il referto, che diceva che avevo la SM. Naturalmente mi preoccupai molto e chiesi subito al neurologo se ritenesse opportuno che la mattina dopo andassi in Kosovo svolgere un lavoro impegnativo e pericoloso, la sua risposta fu "mah, se proprio deve andare...".

Di certo non un genio e una persona priva di buon senso, perché un medico dovrebbe sapere quant'è importante la condizione psicologica per un paziente e poi, pur avendo la SM non è detto che si debba stare male o aggravarsi. Pur con tanti dubbi, la mattina dopo partii ugualmente per il Kosovo, dove rimasi quasi due anni, con tanti elogi. In seguito, come consulente del Ministero per gli Affari Esteri, presi parte a molte missioni UE in paesi in via di sviluppo, sino a quando e mie condizioni fisiche me l'hanno permesso. 

Anche in seguito a quest'esperienza di vita, mi sono abituato a considerare ciò che ci accade come all'arrivo di segni (e penso di averne vissuto tanti, come il fatto che scoprii di avere la SM proprio il giorno prima di partire per il Kosovo, la mia vita cambiava radicalmente in tutti i sensi), di cui cogliere sempre l'aspetto positivo. 

Vorrei che la mia testimonianza potesse essere di aiuto a coloro ai quali viene diagnosticata un'importante infermità per non lasciarsi andare, ma continuare a vivere i propri sogni.

Francesco Mugheddu

Pubblicato sul sito: IlPensieroScientifico

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