Il Regno Unito proclama l’emergenza climatica. In Italia è notte fonda
Sarà che Greta Thunberg ha smosso parecchie
coscienze; sarà che il movimento Extinction rebellion in quel paese si è
fatto sentire; sarà che la paura inizia a crescere. Fatto sta che la Gran
Bretagna è il primo paese al mondo che proclama l’emergenza climatica prefiggendosi
una serie di obiettivi di forte riduzione delle emissioni e dei rifiuti e
maggiore diffusione delle energie rinnovabili.
Proprio la Gran Bretagna, che esclusivamente con
il suo potenziale di vento ci potrebbe alimentare mezza Europa e invece si
ammorba ancora con il carbone e la follia criminale del nucleare. La Gran
Bretagna, che in Galles ha uno dei gioielli a livello mondiale come il Centre for Alternative Technology
che “solo” dal 1975 mostra concretamente la strada della sostenibilità
ambientale e l’uso delle tecnologie alternative in maniera intelligente. Da
oltre quarant'anni rende concreto a milioni di visitatori tra cui scuole,
turisti, famiglie, tecnici, studenti universitari che l’alternativa è
praticabile, conveniente e portatrice di vita e ricchezza.
In Italia, a dimostrazione purtroppo della notte fonda in
cui siamo dal punto di vista ambientale, la notizia dell’emergenza climatica
sancita dal Regno Unito è stata riportata da pochissimi media e
molto oltre notizie ben più importanti come quella della nascita del figlio dei
reali inglesi. Singolare come sempre constatare che in un paese come l’Italia,
che si dice in preda alla povertà, ci si appassioni e interessino le gesta di
ricchissimi parassiti.
Ma quindi, visto cosa ha fatto la Gran Bretagna, cosa altro
si aspetta per dichiarare anche in Italia la unica e vera emergenza che c’è,
cioè quella climatica? Altro che immigrati! Tra l’altro, anche le migrazioni
sono conseguenza in parte proprio dell'emergenza climatica e lo saranno sempre
di più in futuro, visto che la situazione ambientale a livello globale
peggiorerà. Inoltre è un'emergenza che, se affrontata adeguatamente,
comporterebbe benefici da ogni punto di vista, occupazionale, economico e
sociale, ottenendo quindi largo consenso. In effetti non si capisce proprio
come si faccia a non comprendere che proprio se si vuole ottenere consenso,
bisogna puntare dritti in quella direzione. Misteri insondabili della politica
italiana.
C’è poi la ulteriore drammatica notizia che la sesta estinzione di massa, la prima provocata dall’uomo, sta
accelerando il suo corso in maniera sempre più preoccupante. Se non si
inverte la rotta, nei prossimi anni sparirà un ottavo delle specie viventi del
pianeta in una catastrofe ecologica immensa che avrà gravissime ripercussioni
dirette sulle nostre vite. Ma sembra che nemmeno notizie del genere provochino
effetti e che niente svegli dal torpore la politica troppo indaffarata ad
azzuffarsi e che si accapiglia in televisione costantemente in uno spettacolo
dallo squallore senza fine. E mentre ci si accapiglia, il mondo brucia e le
soluzioni sarebbero tutte alla portata di mano e realizzabili da subito.
In Gran Bretagna sembra che l’abbiano quantomeno intuito, che poi passino
all’azione lo vedremo, intanto un passo lo hanno fatto.
Che la politica italiana lo voglia capire o meno, il dato di
fatto è che nei prossimi anni l’ambiente sarà l’elemento cardine e sarà
proprio l’agire sulle problematiche ambientali che darà consenso e lo
dimostrano anche le manifestazioni di milioni di giovani. Qualsiasi politico,
minimamente lungimirante e che riesce a vedere al di là del proprio naso, lo
capirebbe facendone il faro della sua azione e ricavandone il famoso consenso
che invece si rincorre puntando a tematiche di nessuna reale importanza.
Ma alla fine i nodi vengono tutti al pettine, facendo guerra alla natura, senza
una terra sana, siamo destinati all’estinzione e nessuno sarà risparmiato,
nemmeno i ricchi e i potenti che oggi si sentono al sicuro.
(Scritto e pubblicato sul sito: ilcambiamento.it)
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