RIFLESSIONE DOMENICALE #18: "Qui in Messico ho ricominciato a vivere”
<<In questa diciottesima domenica di riflessione, voglio farvi conoscere la storia di Matteo, che in Italia faceva l'artigiano, adesso che lavora e vive in Messico, la sua vita è cambiata totalmente>>.
Buona domenica e buona riflessione!
Peppe Cotroneo
In Italia facevo l’artigiano, ma la mia vita era troppo
stressante. Qui in Messico ho ricominciato a vivere
Matteo Sasso lavorava
da 20 anni come elettricista. Aveva una piccola azienda, ma le difficoltà erano
tante. "Ero arrivato ad ammalarmi", racconta. Così ha deciso di
trasferirsi a Leon, dove è agente di commercio nel settore fotovoltaico e ha aperto
anche un ristorante con la sua compagna. "Qui sto meglio".
“In Italia ero
bloccato dalla burocrazia. Qui in Messico sono
rinato, ricominciando da zero”. La storia di Matteo Sasso comincia
nel 2013, quando, dopo 20 anni da artigiano elettricista, poi specializzato nel
settore del fotovoltaico, decide di seguire per un breve viaggio la
compagna messicana, Lydia. E mai avrebbe immaginato che quella potesse
diventare la loro casa.
“Lei faceva la stagista chef in un ristorante a Isola
della Scala (in provincia di Verona) quando ci siamo
incontrati. Dopo poco mi ha invitato nel suo paese, a Leon, una
città di quasi due milioni di abitanti a un’ora dalla capitale”, racconta
Matteo. Un viaggio di pochi giorni, per conoscere il posto, che però è
diventato untrasferimento. “Mi è bastato poco per guardarmi intorno.
Dove mi giravo c’era un’offerta di lavoro, un cartello con scritto
“cercasi””. Così Matteo coglie la palla al balzo, decidendo di lasciare il
lavoro a Bovolone, sempre nel Veronese. Un’attività che “si stava
afflosciando e non era più ai suoi massimi”.
In Italia mi sentivo soffocato, nella mia piccola impresa
avevo collaboratori, non dipendenti, quindi ero totalmente solo.
A colpirlo è l’atteggiamento diverso verso il lavoro, ma
anche verso quello che è novità, impresa. “Qui puoi aprire
veramente qualsiasi attività, ma senza tutta la burocrazia italiana”,
spiega ancora al telefono. “In Italia mi sentivo soffocato,
nella mia piccola impresa avevo collaboratori, non dipendenti,
quindi ero totalmente solo, dovevo occuparmi di tutto, dalla Dia (denuncia
di inizio attività) al Pos (Piano operativo di sicurezza). Ero
arrivato ad ammalarmi, uno stress che ha bloccato
anche i miei allenamenti di nuoto livello master”, dice
ancora, giustificando il perché della sua scelta definitiva.
L’inizio non è stato semplice. “Si guadagna sicuramente
meno, ma tutto è proporzionato al costo della vita. Solo le automobilicostano
allo stesso modo”. Con la prospettiva di perdere, forse, i 20 anni di
contributi italiani, Matteo decide di rimboccarsi le maniche. “Mi
sono messo a fare l’agente di commercio, sempre nel fotovoltaico, un
settore che in Messico si stava sviluppando solo all’epoca. Qui non hai bisogno
di partita Iva, ad esempio – racconta ancora -. Mi inserivo nel
contratto di grandi aziendesolo come consulente tecnico”. Ben
presto però i contatti crescono e con essi anche la volontà, vista la semplicità
burocratica, di mettersi in proprio. “Insieme ad altri ragazzi messicani
abbiamo messo su una piccola società. Seguiamo in toto il cliente, dalla
spiegazione del prodotto alla consulenza, fino al contratto con
l’azienda erogatrice del servizio. E quando segnalo a un’azienda che il cliente è
interessato le attese sono minime – spiega -. In tre o quattro settimane hai
tutto sistemato, quando in Italia almeno ci vogliono tre
mesi”.
In Italia vediamo lo straniero come un pericolo. Qui lo
accolgono a braccia aperte e riconoscono il suo lavoro.
Accanto
al lavoro della vita nel settore elettronico, Matteo riesce
anche a portare avanti un piccolo sogno, insieme alla compagna Lydia.
“Abbiamo aperto un ristorantino di cucina messicana e
italiana, sono solo quattro tavoli ma abbiamo una mole di lavoro tale che
abbiamo pensato di spostarci sotto casa”, racconta Matteo. Così come la filosofia del
fotovoltaico suggerisce, tutto è rigorosamente green. “Produciamo
noi l’energia, tutto è elettrico, come le piastre a
induzione, ed ecosostenibile.
Ad esempio facciamo la differenziata, e
spesso ricicliamo noi stessi qualcosa, una realtà che in Messico sta
nascendo.
Insomma, meno stress, meno burocrazia,
e anche la possibilità di ritagliare spazio per un’altra attività.
Una soddisfazione che Matteo non credeva più possibile
in Italia. A sorprenderlo anche l’atteggiamento dei messicani.
“In Italia vediamo lo straniero come un pericolo. Qui lo accolgono a braccia
aperte e riconoscono il suo lavoro”. Anche per questo Matteo è sicuro che non
tornerà indietro. “Potrò rimettere piede in Italia solo per
terminare i dieci mesi che mi mancano al raggiungimento della pensione.
Ma la mia vita oramai è qua. Il sole è il mio unico operaio e
io sto meglio”.
(Scritto e pubblicato sul sito: ilfattoquotidiano.it)
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