RIFLESSIONE DOMENICALE #17: "Dove la casa è un diritto per tutti"
<<In questa domenica di riflessione, vi propongo un interessante inchiesta fatta dal corriere della sera, riguardo a ciò che in Europa di bello è presente. Il diritto alla casa e la cultura austriaca deve farci riflettere sul vero senso di comunità>>.
Buona domenica e buona riflessione!
Peppe Cotroneo
A Vienna la casa è un diritto sacro santo
La metro si avvicina all’ultima stazione con una lunga
curva, fino quasi ad abbracciare lo spicchio di palazzi e gru di acciaio di
fronte al lago artificiale. I cantieri sono ancora aperti a Seestadt, accanto
all’omonima fermata c’è quello del più alto grattacielo in legno del mondo (84
metri), un progetto commerciale di lusso.
Il quartiere, che si trova a mezz’ora di metro dal centro
esatto di Vienna, è però uno dei luoghi di sviluppo dell’edilizia «sociale»
della città. «Le case popolari sono in mezzo alle altre, da fuori non si
distinguono — dice Bojan-Ilija Schnabl, del dipartimento cittadino per
l’edilizia —. Ci sono molte soluzioni diverse, non siamo nel socialismo reale
dove lo Stato possiede tutto e fa tutto allo stesso modo. Ma per noi la
casa è un diritto fondamentale e usiamo i fondi pubblici della città per
garantirla, allo stesso modo in cui costruiamo strade, ferrovie, scuole od
ospedali».
La conseguenza pratica di questa politica è che il prezzo
degli affitti a Vienna è bassissimo per i parametri di una capitale europea: un
appartamento di 75 metri quadri costa in media 495 euro al mese nelle
abitazioni di proprietà del comune, 533 in quelle delle cooperative sociali,
668 in locazione da privati. A Milano, che pure ha meno abitanti, per un
appartamento della stessa metratura si pagano in media 1500 euro, che scendono
intorno ai mille in periferia.
A Parigi addirittura 30 euro al metro
quadro. «Qui si sta molto bene, la cosa migliore è che tutte le strade interne
sono a traffico limitato e i bambini possono muoversi liberamente in bici»,
dice la signora Helga Eichwalder-Gabler, 65 anni, in equilibrio su un
monopattino. Insegue il nipote: «Se non faccio così è troppo veloce per me»
spiega con un sorriso. E prima di sparire in direzione di una piazzola con i
giochi, circondata dagli orti di vicinato, aggiunge che una delle attrattive
del quartiere sono proprio le molte zone verdi: «Per me, che vengo dalla
campagna, è importante».
Un appartamento di 75 metri quadri costa in media
495 euro al mese nelle abitazioni di proprietà del comune.
Le strade sono semi deserte, sgombrate dal freddo e dalla
pioggia che hanno ripreso il sopravvento sulla primavera. Solo la piazzola dove
il Comune ha organizzato giochi con le bolle di sapone e una mostra per
presentare le iniziative per lo sviluppo di Seestadt è piena di bambini
vocianti. È comunque un idillio suburbano: «Non vogliamo periferie come quelle
di Parigi e Londra, con i ghetti per i poveri: facciamo in modo che in ogni
zona della città possano vivere persone di tutte le classi sociali» afferma
Schnabl con orgoglio. La maggioranza dei viennesi, sei su dieci, vivono in
case che hanno qualche forma di agevolazione da parte del Comune.
Nikolaus Heinelt, 47 anni, dipendente comunale, conferma:
abita nel condominio di una cooperativa a pochi isolati dal Danubio, in una
zona residenziale. «Pago 500 euro al mese per un appartamento di 85 metri
quadri. L’affitto è a tempo indeterminato, ma per entrare ho dovuto pagare una
cauzione di trentamila euro: se lascio la casa me la ridanno, se dopo dieci
anni decido di comprarla lo scalano dal prezzo insieme all’affitto pagato fino
ad allora». Nel suo palazzo vivono anche una trentina di famiglie di profughi,
che però usufruiscono di tariffe agevolate e pagano una cauzione di soli 2-3
mila euro (che non permette il riscatto). «In questo modo l’integrazione è
più facile, perché non si creano sacche di esclusione», dice lui.
La legge prevede infatti che un terzo dei costi di
costruzione delle case fatte dalle cooperative senza scopo di lucro (200 mila
appartamenti in tutta la città) sia pagato con fondi comunali. In cambio la
città può decidere a chi destinare un terzo degli appartamenti. Possono essere
anche condomini di fascia alta, come quello vicino al quartiere universitario
in cui vive Christina Birett, 28 anni, studentessa-lavoratrice, che ha al suo
interno sale comuni, palestra da arrampicata, un centro benessere e
addirittura un cinema da 12 posti prenotabile gratuitamente dai condomini via
apposita app (nel suo caso la cauzione è stata di 40 mila euro, l’affitto è 650
euro al mese per 87 metri quadri).
La legge prevede che un terzo dei costi di costruzione
delle case fatte dalle cooperative senza scopo di lucro sia pagato con fondi
comunali. In cambio la città può decidere a chi destinare un terzo degli
appartamenti
Poi ci sono le case di proprietà del comune — 220 mila in
tutto —, le più economiche: ne ha diritto chi guadagna fino a 3.300 euro netti
al mese (per un single, il tetto di reddito sale ancora per le famiglie). Lo è
uno degli edifici più celebri di Vienna: la casa coloratissima costruita negli
anni 80 dall’artista e architetto Friedensreich Hundertwasser. La più iconica
risale al 1930, si chiama Karl Marx Hof. «Qui si sta bene, la città ti
aiuta in tutto»dice Mehdija Nezovic, 18 anni, soldato in congedo temporaneo (ha
un braccio rotto), figlio di immigrati della ex Jugoslavia, seduto a fumare nel
cortile con l’amico Muhammed.
Oggi molti degli abitanti di questo grande complesso sono di
origine straniera. Sul tetto sventolano le bandiere che ricordano i 100
anni della «Vienna Rossa»: nel 1919 per la prima volta il Partito
socialdemocratico ha avuto la maggioranza in consiglio comunale. Da allora è
stato escluso dal governo della città solo durante il periodo
dell’«Austrofascismo» e del Nazismo, tra il 1934 e la fine della Seconda Guerra
Mondiale.
La tradizione delle case per tutti, rigorosamente dotate di
asili e scuole in cui mandare i figli della classe operaia, oltre che di tutti
i requisiti allora «moderni» in fatto di igiene e pubblica sanità, viene
dall’ambizione dei socialisti di creare l’«uomo nuovo» uguale e solidale. La
stessa storia centenaria ha fatto sì che le aziende dei servizi (trasporti,
energia, ospedali, asili) fossero in larga parte gestite dalla città e quindi
potessero coordinare la loro azione riformatrice.
L’attenzione al
sociale è nel Dna della capitale austriaca!
(Scritto e pubblicato sul sito: corriere.it - Elena Tebano)
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